Il progetto di cura della comunità Persefone è strutturato per accogliere, attraverso modalità flessibili, minori che abbiano come denominatore comune situazioni di disagio personale e/o familiare pregiudizievoli per la loro serena crescita psicofisica e la loro realizzazione. L'obiettivo è quello di assicurare ai giovani ospiti un aiuto mirato ad acquisire il maggior grado d'autonomia possibile, migliorare la capacità di stare con gli altri e quindi nel mondo e contrastare l'eventuale tendenza all'isolamento. La comunità si propone come un vero e proprio laboratorio sociale all’interno del quale gli ospiti possono sperimentare modalità di socializzazione in un ambiente protetto, il tutto per acquisire e rafforzare le proprie competenze indispensabili al futuro reinserimento sociale.
Persefone, per sostenere e accompagnare il minore durante il percorso comunitario, prevede colloqui e psicoterapie individuali, gruppi tematici e psicoterapie di gruppo con la tecnica dello Psicodramma, nonché terapie famigliari e multi famigliari.
Per l’ospite è indispensabile avere la possibilità di raccontarsi in un ambiente protetto, come quello del setting della terapia individuale, in cui potersi confrontare con le proprie parti psichiche, un viaggio verso l’interno, diretto alla conoscenza di se stessi. Per la nostra Comunità è importante anche, e forse soprattutto, l’esperienza personale sperimentata all’interno del gruppo. Il gruppo è di per sé curativo e contenitivo, consente di uscire dall’isolamento dove spesso il disagio porta; nel gruppo il problema del singolo diventa il problema di ognuno.
Nello psicodramma analitico il gruppo è inteso come unità complessa e ha l'obiettivo di creare all'interno del setting uno spazio condiviso per la libera espressione degli immaginari che abitano la psiche, mediante l’analisi dei sogni o eventi di vita quotidiana, e permettere così l'esplorazione del mondo interiore.
L’esperienza di gruppo tramite lo psicodramma analitico favorisce il raggiungimento di una maggiore padronanza delle dinamiche intra e intersoggettive. L’uso della drammatizzazione, ovvero la messa in scena su un “palcoscenico” di diversi aspetti della vita dei partecipanti attraverso l’improvvisazione, si pone il fine di riattualizzare le esperienze personali e poterle lasciare esprimere ed elaborare. Attraverso il gioco psicodrammatico si sperimentano le emozioni e si amplificano i vissuti, si forma una complessa rete di interazioni e proiezioni tra i partecipanti, che possono essere elaborati e trasformati per una maggiore comprensione e consapevolezza del proprio funzionamento e degli altri.
La collaborazione dei famigliari al progetto di intervento in comunità è considerato elemento determinante e imprescindibile. Alla famiglia infatti, quando possibile, è richiesta una partecipazione attiva, oltre alla semplice condivisione del progetto educativo e terapeutico. La comunità non si fa carico solo del disagio portato dal singolo, ma mira ad accogliere tutte le situazioni e le dinamiche del nucleo famigliare di appartenenza. Il fine di questi incontri è inoltre quello di consentire una maggiore comprensione della condizione in cui si trova il minore che consenta ai familiari di raggiungere un atteggiamento più consapevole e responsabile, nonché di partecipare attivamente accogliendo i cambiamenti e i traguardi raggiunti dall’ospite.
Fonte di ricchezza risultano essere anche gli incontri multi famigliari, quindi un incontro di più sistemi, a cui partecipano gli ospiti e loro famiglie, con lo scopo di promuovere la costruzione di uno scenario nuovo, all'interno del quale i vari nuclei familiari, compresi gli ospiti, hanno la possibilità di mettere a confronto le proprie esperienze e di lavorare, davanti a un grande gruppo e con l’aiuto reciproco. In questo modo le storie si arricchiscono trasformandosi, arrivando a costruire trame narrative nuove e più funzionali che vadano oltre l’etichetta diagnostica.